Da rifiuto a risorsa

Economia Lineare vs Economia Circolare

In natura esistono i rifiuti? No!
La natura ha progettato tutto in modo che lo scarto non esista: scarti quali resti di cibo e vegetali, cadaveri ed escrementi vengono degradati da animali e microrganismi che trasformano questa materia in minerali per poi essere utilizzati dalle piante, in un ciclo senza fine e senza perdite. Un modello che fino a oggi l’uomo però non ha preso in considerazione per la sua economia.

Il nostro sistema economico dominante infatti è ancora fondamentalmente basato su un modello lineare: le materie prime sono estratte dalla natura e utilizzate per produrre beni e servizi che vengono consumati e alla fine eliminati come rifiuti.
In un mondo dalle risorse finite, tale modello, che pure ha permesso un progresso accelerato del benessere di una gran parte dell’umanità, si sta rivelando insostenibile e prossimo al raggiungimento dei limiti fisici.
Le principali criticità con cui il modello lineare si sta scontrando sono:

  • Scarsità delle risorse
  • Volatilità dei prezzi delle risorse naturali e instabilità degli approvvigionamenti di materie prime
  • Valore perduto di materiali e prodotti
  • Rifiuti generati
  • Degrado ambientale e cambiamento climatico

Oggi, globalmente, consumiamo risorse e generiamo rifiuti come se avessimo a disposizione non un solo pianeta, ma quasi due! Nel 2019, l’Earth Overshoot day, il giorno del sovrasfruttamento della Terra, è stato il 29 luglio. Ciò significa che, in soli 7 mesi, l’umanità ha consumato completamente il budget di beni e servizi (vegetali, frutta, carne, pesce, legna, cotone, capacità di assorbimento di CO2 e di altri inquinanti, ecc…) che il pianeta Terra può fornire in un intero anno. Inoltre, per diverse risorse non rinnovabili, come i combustibili fossili, le riserve sono già fortemente intaccate. Di parecchi metalli stiamo esaurendo i depositi più abbondanti e più facili da utilizzare.

In questo scenario preoccupante si sono perciò evidenziati i significativi limiti che hanno portato a mettere in discussione per la prima volta il modello economico lineare e, conseguentemente, si è iniziato a sviluppare il concetto di economia circolare.
Per capire il concetto e l’importanza dell’economia circolare bisogna partire dalla legge di conservazione della massa elaborata dal fisico, chimico e filosofo francese Lavoisier «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma». Le materie prime non si generano dal nulla, e i rifiuti non possono scomparire nel nulla. Da qui l’importanza dell’economia circolare, il nuovo modello economico che si basa sul risparmio delle materie prime, sull’utilizzo di energie rinnovabili, sul riciclo e il riuso.  L’economia circolare è infatti definita come “Sistema economico di produzione e di scambio che, lungo tutti gli stadi del ciclo di vita dei prodotti, mira ad aumentare l’efficacia dell’utilizzazione delle risorse e a diminuire l’impatto ambientale sviluppando allo stesso tempo il benessere delle persone.”

L’economia circolare è anche uno stile di vita, oltre che un modello economico. Utilizzare materie prime a chilometro zero, creare prodotti biodegradabili e imballaggi che si possono riutilizzare, sfruttare macchinari ad alto risparmio energetico e che producono pochi materiali di scarto. Grazie a tecnologie avanzate poco costose e facilmente accessibili, tutto questo è ora possibile. Basta volerlo.

Guarda il video: L'economia circolare

Green Economy, Blue Economy

Il concetto di economia circolare può essere considerato una naturale evoluzione e superamento della Green Economy, che conobbe un momento di particolare fortuna a partire dal 2007, ossia dall’irrompere sugli scenari della mondializzazione della crisi sistemica della finanza e dell’economia reale.

Per Green Economy s'intende un modello teorico di sviluppo economico che vede la crescita legata alla valutazione dell’impatto che le azioni umane hanno sull’ambiente. Precisamente è una forma di economia che prevede investimenti pubblici e privati in favore di atti che mirino ad avere una maggiore efficienza energetica, portino alla riduzione delle emissioni di CO2 e cerchino di salvaguardare l’ecosistema.
Gli investimenti privati devono essere supportati dalla spesa pubblica ma non solo, dal momento che sono necessarie anche riforme politiche e cambiamenti sociali che puntino a riscoprire l’importanza della natura e dell’ecosistema.

La Green economy cerca quindi di innescare un meccanismo virtuoso, che permetta di gestire al meglio le risorse, ottimizzando quanto più possibile la produzione e portando ad una crescita del PIL. La Terra fatica sempre di più a sostenere l’impatto dell’uomo e di conseguenza, quello che si deve avere con la Green economy è l’applicazione di un tipo di sviluppo sostenibile, che porti a crescere il Paese e a non impattare sulla natura.
In questo quadro l’ambiente viene infatti visto come un fattore di crescita economica per l’uomo, dal momento che l’impoverimento delle risorse e il consumo eccessivo delle materie prime comporta anche un aumento di prezzo delle stesse e quindi un danno dal punto di vista dell’economia. L’incentivazione dell’economia verde permette anche la creazione di nuovi posti di lavoro, che spesso vengono indicati in gergo con il termine inglese «green jobs», questo porta quindi ad un miglioramento del mercato del lavoro in moltissimi albiti come l’agricoltura, la produzione di energie rinnovabili, la bioarchitettura, il riciclo e tanti altri settori.

Un'ulteriore evoluzione della Green Economy è la Blue Economy: mentre la prima prevede una riduzione di CO2 entro un limite accettabile, l'economia blu prevede di arrivare ad emissioni zero di CO2.

Il modello è stato proposto da Gunter Pauli nel libro The Blue Economy: 10 years, 100 Innovations. 100 Million Jobs. L'obiettivo dell'economia blu non è di investire di più nella tutela dell'ambiente ma, grazie alle innovazioni in tutti i settori dell'economia che utilizzano sostanze già presenti in natura, di effettuare minori investimenti, creare più posti di lavoro e conseguire un ricavo maggiore. L'economia blu si basa sullo sviluppo di principi fisici, utilizzando tecniche scientifiche come la biomimesi, un settore ancora poco conosciuto che si fonda sullo studio e sull'imitazione delle caratteristiche delle specie viventi per trovare nuove tecniche di produzione e migliorare quelle già esistenti.

Oceani, laghi, mari e fiumi rappresentano un patrimonio straordinario per l’intera umanità. Purtroppo, però, si stanno trasformando in una grande discarica a cielo aperto: bottiglie, buste, imballaggi ed altri rifiuti hanno formato delle vere e proprie “isole di plastica” che rischiano di soffocare la vita negli ambienti acquatici.
In questo scenario la Blue Economy rappresenta un modello di business sostenibile, ovvero capace di generare un impatto positivo e di lungo termine soprattutto sulla salute dei nostri oceani.

La Blue Economy propone nuove soluzioni per le attività legate agli oceani: la pesca, l’acquacoltura, l’industria della trasformazione alimentare, la cantieristica e i servizi connessi alla nautica da diporto, il turismo costiero e le attività estrattive. Un potenziale enorme, per il quale la Commissione europea ha intenzione di destinare 6,14 miliardi di euro nel bilancio UE 2021-2027. Il progetto riguarda la realizzazione di un Fondo, che consentirà di investire in nuovi mercati, tecnologie e servizi marittimi, come l’energia oceanica e la biotecnologia marina, mirando a:

  • potenziare l’offerta di posti di lavoro ad alto valore dagli attuali 5,4 milioni ai 7 milioni attesi per il 2020;
  • ridurre le emissioni di carbonio;
  • rivitalizzare i settori tradizionali dell’economia e individuare i nuovi settori emergenti;
  • assicurare che gli ecosistemi marini rimangano sani e salvaguardati.

A differenza della green economy, la blue economy non richiede alle aziende di investire di più per salvare il pianeta.
La green economy prevede una riduzione dei materiali inquinanti e un impiego di maggiori risorse da parte delle aziende. L’economia blu invece punta a produrre zero rifiuti pericolosi per il nostro pianeta e a creare maggiori profitti, utilizzando un minore investimento di capitali. Il blue thinking è un approccio che mira a favorire la crescita economica ma con un minore impiego di capitali. Il tutto grazie alle innovazioni tecnologiche e alla trasformazione di sostanze precedentemente sprecate in merce redditizia.

l’Italia con i suoi 8.670 km di coste è la terza più grande economia blu d’Europa e leader per il tasso di produttività nell’uso delle risorse marittime. L’economia blu italiana, trainata dal turismo costiero, dà già lavoro a oltre 390.000 persone e genera circa 19,7 miliardi di euro di valore aggiunto al PIL nazionale.
Una risorsa importante soprattutto per il sud, dove molti giovani imprenditori italiani hanno già scommesso su questo nuovo modello economico. Secondo Confindustria, alla fine del 2017, circa il 10% delle imprese della blue economy (19.000 in totale) sono nate da un’iniziativa intrapresa da giovani principalmente del centro e sud Italia.

Ma ci stiamo veramente dirigendo verso uno sviluppo sostenibile delle nostre attività economiche? Sembra proprio di sì, ed è forse l’unica strada che abbiamo per mettere al sicuro il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno.

Guarda il video: Che cos'è la Blue Economy?

Guarda il video: Consozio Coperative del Polesine, un esempio di Blue Economy

Guarda il video: Dal caffè nascono...funghi!

Le 5 R dei Rifiuti

Anche noi nel nostro piccolo possiamo applicare i principi dell’economia circolare, seguendo 5 semplici comandamenti, le 5 R dei Rifiuti:

  • R come riduzione dei rifiuti

Scegliere prodotti che abbiano minori volumi e pesi di imballaggio o ancora evitando gli sprechi (come gli shopper della spesa o la carta in ufficio).

  • R come raccolta differenziata

Imparare a distinguere i materiali con cui sono costituiti gli oggetti di cui vogliamo disfarci (i rifiuti appunto) e conferirli separatamente secondo le modalità di raccolta (www.asvo.it)

  • R come riuso degli oggetti ancora utili

Considerare se l'utilità dell'oggetto è effettivamente cessata: un barattolo di vetro può essere riutilizzato infinite volte e un foglio di carta può essere scritto anche sul retro. Oppure con un po’ di creatività possiamo trasformarli in qualcosa di nuovo! Inoltre, prima di conferire un oggetto guasto, proviamo a ripararlo: un risparmio per il nostro portafoglio e l'ambiente!

  • R come riciclo di materiali

La tecnologia sta continuamente rendendo possibili processi volti al recupero del materiale rifiuto rigenerandolo (carta da carta; vetro da vetro) o trasformandolo (felpe o scarpe da bottiglie di plastica; blocknotes dal Tetrapak; ecc.)

  • R come recupero di energia

Se proprio i rifiuti non possono essere evitati, se gli oggetti non possono essere più riutilizzati e non sono riciclabili, allora devono essere utilizzati per produrre energia, ad esempio attraverso i termovalorizzatori, dove attraverso sofisticati impianti e sotto strette misure di controllo vengono bruciati e il calore prodotto viene utilizzato per produrre energia.

Guarda il video: Il negozio leggero

Guarda il video: 34 modi di riciclare la plastica!

Guarda il video: Reduce, Reuse, Recycle song

 

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